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Dante è colui che dà

Abiti cangianti, trappole linguistiche, insidie fonetiche dalla Commedia di Dante alla lingue di oggi

Un curioso e singolare repertorio, nuovo excursus nelle tre Cantiche della Commedia diviso in due parti.
La prima vuol costituire un “avviso di pericolo”: è dedicata sia ai ragazzi che studiano il poema dantesco, sia a chi volesse affrontarlo per la prima volta. Il parlante non toscano o semplicemente il volonteroso autodidatta sono potenzialmente esposti a un rischio, che a volte i commenti ignorano: credere che molti termini di padre Dante, quando ci sono giunti intatti nella grafia e omofoni abbiano significati del tutto sovrapponibili ai medesimiche ancor oggi quotidianamente ci appartengono. Ma non è così: Dante usa il termine cattiva secondo l’etimo latino di “prigioniera”, noi nel senso di malvagia; lui cesso nel senso di “sosta”, noi in... altro senso. Qui l’attenzione del lettore è continuamente riportata, spesso con sorpresa e non di rado con divertimento, su parole e sintagmi che oggi usiamo correntemente ma che nel tempo e nell’uso hanno mutato – e talora completamente capovolto – il significato che avevano al tempo di Dante.
La seconda parte, ad uso di chi ama le citazioni e di tutti gli amanti degli aforismi, raccoglie le massime, i motti e le sentenze nella stessa successione in cui appaiono nella Commedia e che fanno di Dante non soltanto il nostro massimo Poeta, ma uno dei massimi Maestri di ogni tempo.
Entrambe le parti, come la copertina, si avvalgono delle geniali e gustose illustrazioni di Adamo Calabrese.

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